Leggere un libro fa bene: non solo da un punto di vista cognitivo (non a caso si dice che un buon libro è “cibo per la mente”), ma anche emotivo, suscitando un’intera gamma di sensazioni ed emozioni: la lettura di un libro può farci rilassare, piangere, sorridere, può intristirci, incupirci, spaventarci, renderci gioiosi, deluderci , etc. Contemporaneamente, il libro stimola i nostri sensi primari: il tatto, quando il tocco della carta o della superficie del lettore digitale ci restituisce tutta una serie di sensazioni attraverso i polpastrelli; la vista, che è fondamentale poiché ci permette di scorrere le righe; l’udito, nel caso degli audiolibri; l’olfatto, nel caso estremo in cui volessimo cimentarci nel sentire l’intrigante profumo che emanano i libri. L’unico senso che per ovvi motivi non può essere sollecitato leggendo un libro è il gusto: da qui nasce il suggerimento di completare l’esperienza sensoriale della lettura sorseggiando un buon vino.
L’abbinamento va effettuato per concordanza. Ad esempio, si può bere il vino citato nel testo, oppure legato al territorio in cui il racconto è ambientato, etc. Infine, moltissimi  sono i riferimenti al vino  nella letteratura di ogni tempo…
In “Vini, amori “ (Camilla Baresani, Gelasio Gaetani D’Aragona, illustrazioni di Valeria Petrone) il vino è presente nei momenti più belli, tristi o contorti della nostra vita, aiutando a stanare i ricordi, scaldare gli animi, consolare tradimenti. Il volume è composto da brevi racconti di vita i cui protagonisti sono legati ai vini descritti dal grande esperto Gelasio Gaetani D’Aragona. A queste pagine potrebbe essere abbinato il “Caprice Brut Rosè” di Capri Moonlight: caratterizzato da un colore rosato romantico e da un sorso che appassiona, al naso risulta fresco con sentori di frutta rossa e lieviti.
In “Drops of God” (di Tadashi Agi) il più grande collezionista di vini del Giappone, alla sua morte, mette in palio la sua immensa e preziosissima cantina al primo che riuscirà ad indovinare in una degustazione alla cieca i 13 vini da lui scelti: le Gocce di Dio e i 12 Apostoli. I due contendenti sono un figlio che lavora in un birrificio e uno dei più talentuosi sommelier del Sol Levante. Il volume non è mai stato tradotto in italiano, ma è un ottimo spunto per chi volesse imparare il lessico delle degustazioni in inglese. Da leggere sorseggiando un calice di “Caprice Rosso” di Capri Moonlight: un blend di uve Campane (Piedirosso e Aglianico), un vino consistente dal colore rosso rubino con riflessi violacei; al naso si presenta complesso, con sentori fruttati e floreali, nonché note tostate ed affumicate. Morbido, fresco e sapido, è un vino equilibrato che regge bene la lettura in lingua straniera.
Infine, c’è  la “Guida letteraria del vino”: non è né un saggio né un romanzo, ma una raccolta di testi (poesie, estratti di opere teatrali, brevi racconti, aforismi, detti popolari) che narrano attraverso il nettare degli Dei le emozioni più profonde, i conflitti interiori, le passioni ardenti, il gioco inebriante, l’erotismo e il misticismo. Oltre 260 pagine suddivise per argomento: “Vita, vitalità , pienezza”; “Tavole, osterie e cantine”; “Uve, vigne, vendemmie”; “Spiritualità e misticismo”; “Alla salute”; “Calici e brindisi”; “Riserva speciale”. Da leggere in abbinamento a un calice di “Caprice Bianco” di Capri Moonlight:  anche questo è un blend di uve campane (Greco e Falanghina); vi si riscontrano note di erbe aromatiche quali timo e salvia, associate ad un caratteristico sottofondo finemente ammandorlato. E’ un vino di buona struttura, fresco e sapido, il cui sorso cede il passo al racconto successivo e viceversa.
Testi e abbinamenti di Maria Consiglia Izzo